Le carte segrete del Post (Italian Edition) by Katharine Graham

Le carte segrete del Post (Italian Edition) by Katharine Graham

autore:Katharine Graham [Graham, Katharine]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Compagnia editoriale Aliberti
pubblicato: 2018-02-13T06:00:00+00:00


III

Proprio nel periodo per noi più nero del caso Watergate, a livello personale le cose stavano andando molto male per me. Il mio amato collega Fritz, malato di cancro, cominciò a declinare rapidamente. L’ultimo di aprile 1973 Fritz era in ospedale, in condizioni critiche. Ascoltò il discorso di Nixon dal proprio letto. Sua moglie, Liane, mi scrisse in seguito che nel momento in cui, durante il proprio discorso, Nixon si assunse parte delle responsabilità, Fritz sollevò in aria i pugni, e «con un’espressione di trionfo e di entusiasmo gridò: “Grazie, grazie! Grande, Urrà!” Fu l’ultimo saluto di Fritz al “Washington Post”. Era perfettamente consapevole di quello che stava accadendo! Se ne rimase lì tutto raggiante per un po’ ‒ eccitato, emozionato e col pensiero rivolto a tutti voi». Fritz morì il mattino seguente. La simultaneità dei due eventi ‒ la conferma dei nostri articoli e la morte di Fritz ‒ mi recò gioia e soddisfazione mescolate a un profondo dolore e a un grande senso di perdita.

Alla conferenza stampa il giorno dopo il discorso di Nixon, Ron Ziegler si scusò con il «Washington Post» in generale e con Woodward e Bernstein in particolare per le critiche con cui aveva accolto i loro primi articoli. La dichiarazione di Ziegler ci sorprese tutti e mostrò anche quanto egli fosse stato cooptato nel sistema. Bob lo chiamò subito per ringraziarlo e Ziegler gli disse al telefono: «Tutti dobbiamo fare il nostro lavoro». Feci una dichiarazione alle agenzie in cui dicevo che apprezzavamo le scuse e che le accettavamo con piacere. «Sono state presentate con grazia; è stato un bel gesto. Sono ben contenta di accettarlo».

Soltanto una settimana dopo la morte di Fritz, fu annunciato che il «Washington Post» aveva vinto il Premio Pulitzer per meriti di servizio per i suoi articoli sul Watergate. Erano citati Woodward e Bernstein, insieme a Herblock e a Roger Wilkins. Come si scoprì più tardi la giuria del premio, che si era riunita qualche settimana prima degli ultimi drammatici sviluppi del caso, non aveva votato un Pulitzer per il caso seguito da Woodward e Bernstein, ma tre altri giornalisti del «Post» erano stati comunque nominati: David Broder, per la cronaca; Bob Kaiser e Dan Morgan insieme per gli esteri, e Bill Claiborne per la sezione notizie locali grazie a un suo articolo su una rivolta all’interno di una prigione.

Dopo che venne resa pubblica la lettera di McCord, Scotty Reston e Newbold Noyes, che quell’anno erano nella giuria che doveva assegnare i premi, fecero osservare che non avrebbe avuto alcun senso non premiare il «Post» per i suoi articoli sul Watergate. Avevamo partecipato al premio nella categoria del servizio pubblico, ma non avevamo vinto, neppure lontanamente, soprattutto perché i responsabili regionali del premio erano increduli circa l’intera faccenda. Dopo che Scotty e Newby ebbero espresso la propria opinione, il comitato chiese a Ben se voleva iscrivere il giornale nella categoria del servizio pubblico o non piuttosto in quella del giornalismo investigativo. Ben scelse il servizio pubblico e fu per quella categoria che il giornale vinse il premio.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.